Il critico d'arte Attilio Droandi, parlando di Francesco Caporali, racconta: "Con gioia profonda mi rendo conto della coerenza con la quale egli ha perseguito, fino ad oggi, il suo ideale pittorico, pur attraverso le molte tappe e stagioni. Conoscendo l’uomo, ed amandolo, ciò non suscita stupore perché è frutto di uno stile di vita in cui la semplicità, la mitezza, il disinteresse, e contemporaneamente la certezza, la tenacia, lo studio, il sapere, la passione, sono figli della verità: una verità conosciuta come non molteplice, non aggiornabile, non aggirabile, sia nel vivere come nel dipingere.
Francesco non grida la sua verità, non la proclama, non ne trae bandi o religioni: semplicemente, e coerentemente, la vive nella più alta delle maniere, in silenzio operoso, senza mai rinnegare il passato, senza disprezzare il presente, senza attendersi, dal futuro, miracoli;meraviglioso senso storico, questo, che tutto gli rende caro e significante nelle acque del grande fiume che corre al suo destino con leggi naturali ed eterne.
Il colore è per Francesco una materia perenne di cui l’aria pullula: la luce lo accompagna, lo suscita, lo fa vivere della sostanza e per la sostanza: uomini, cose, paesi da esso traggono esistenza e consistenza oltre che significati, i più vari. Ci sono cose che contano ogni giorno, situazioni emblematiche, stati esistenziali che l’umanità trasporta nel suo seno: di essi Francesco si nutre e di essi ci dà interpretazione fedele, con senso di virile accettazione e di appassionata comprensione."
Attilio Droandi
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