lunedì 4 gennaio 2016

Francesco Caporali nasce a Foiano della Chiana e risiede ad Arezzo. Da sempre attratto dall'arte, ha iniziato a dipingere ad olio nel 1952. Nel 1958, insieme al fratello Mario, Orlando Cavallucci e Dario Tenti, decise di aprire una galleria di arte moderna, "L'Incontro", con l`appoggio dell`architetto Mercantini e del pittore catalano Abel Valmitjana.
Il luogo divenne fin da subito un ritrovo di appassionati di arte moderna, tanto da promuovere, nel giro di pochi anni, la costituzione della 'Galleria Comunale di Arte Moderna' ed il "Premio Arezzo" che inciderà profondamente nella cultura aretina degli anni Cinquanta e Sessanta.
Francesco Caporali ha partecipato a manifestazioni e mostre di livello regionale e nazionale. Nel 1960, assieme al fratello Mario, ha dipinto il "Cristo" esposto nella Chiesa di Pescaiola in Arezzo. Sempre in tema di arte sacra ha dipinto, insieme al pittore Orlando Cavallucci, il "Sacro Cuore" della Chiesa di San Gimignano. Nel 1961, in collaborazione con il fratello Mario e Dario Tenti, ha realizzato il pannello dell`Associazione Commercianti di Arezzo. Agli inizi degli anni Settanta la rivista 'Bolaffi Arte' (edizione speciale regioni) lo ha inserito nel novero degli artisti toscani più quotati.
Dal 1985 al 1995 ha preso parte attiva a tutte le iniziative e mostre organizzate dal Gruppo 85.

Ha esposto in mostre collettive in Venezuela, Australia, Ungheria e ha ottenuto innumerevoli premi e segnalazioni, fra i quali:
- Premio Arezzo, 1960;
- Premio Circolo Artistico, 1954, 1955;
- Premio Ciuffena, 1967, 1968, 1970;
- Anteprima nazionale, 1995 (primo premio).

Sue opere sono esposte in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.


Fonte: www.consiglio.regione.toscana.it

domenica 3 gennaio 2016

Inaugurazione della galleria "L'Incontro" 15/03/1958


"Francesco Caporali, Mario Caporali, Orlando Cavallucci, il prof. Dario Tenti ed Abel Vallmitjana con ospite d'onore il noto pittore torinese Enrico Paolucci, hanno tenuto ieri sera a battesimo la galleria d'arte "L'Incontro" in piazza San Francesco. Nel caratteristico ambiente, sistemato con gusto e competenza dall'architetto Mario Mercantini, si sono ritrovati solo i pittori, gli amici e i rappresentanti della stampa. Ottima la funzionalità e l'organicità della galleria che, pur rispettando la vecchia ma notevole costruzione del palazzo dell'Accademia delle Civiche Stanze, concilia esigenze di estetica generale con quelle strettamente inerenti alle necessità della galleria stessa. Notate le presenze del sindaco, dell'architetto Mercantini, della professoressa Mercantini, dell'ingegnere Cinelli, del professore Maestrini e professoressa Maestrini. Animate discussioni sull'arte d'oggi, spensierate arguzie dei pittori presenti. In complesso una manifestazione selezionata, cordiale e ben riuscita."

Fonte: Cronaca di Arezzo 15/03/1958

Note d'arte di Renzo Grazzini: i fratelli Caporali ed Ennio Lisi espongono alla Galleria L'Incontro


"Domenica 25 settembre 1960 la galleria L'Incontro riprenderà la sua attività con una mostra dei pittori concittadini  Francesco Caporali e Ennio Lisi.
Renzo Grazzini di Francesco Caporali scrive:
'Il valore della poesia degli acquarelli di Cecco Caporali ha fondamento nella luce. Una luce leggera  che attutisce le forme e toglie agli oggetti l'asprezza della realtà.
In questi acquarelli di Cecco predomina l'acqua, ed ogni forma è come pervasa da questo elemento, leggero e fresco . Gli oggetti riappaiono indistinti come emersi dalla memoria. Ma proprio perciò, aiutando anche la leggera tecnica dell'acquarello rappresentano uno stato d'animo e divengono poesia.'"

La Nazione 25/09/1960

venerdì 1 gennaio 2016

Mostra Maggio 1981 "Ci ritroviamo da Giotto" Le Fonti Monte San Savino (Ar)

Il critico Lilli Latino, in un suo intervento, parla del pittore Francesco Caporali:
"Cecco Caporali, pittore di Arezzo- Fosse uno scultore, d’accordo: la scultura è l'arte del togliere, non del mettere, che è prerogativa della pittura. Ma Cecco è pittore; e abbastanza misteriosamente fa cavando, scavando, non disegnando e poi deponendo colori sulla tela. In principio, in ogni sua tela, era il colore; una materia densa e opaca, evidentemente il caos, e, come al solito, chissà chi l’aveva creato quel caos, tutto nero, o tutto verde, o tutto rosa carne, anche tutto bianco. Colore-materia, senza luce.
Poi intervenne lui, Cecco, e coi pennelli frugò nel colore, ne tolse, scavò  in profondità sino al cuore, sino al significato stesso del colore, e dal Caos fece scaturire la luce, ne fece sprizzare quel tanto che bastasse a illuminare l’opaca materia. E nella luce presero forma i paesaggi, i corpi, i sentimenti, e nelle anse dell’ombra segretamente si accesero di altri colori, che in principio non c’erano. Può anche darsi che il  procedimento pittorico di Cecco Caporali non sia precisamente questo; ma così me lo hanno raccontato; e io, che sono incline a dar credito alle leggende, tanto più se un po’ luciferine, questa la prendo  per buona. Altrimenti, come potreste spiegare l’esistenza di quei suoi Cardinali torvi e sagaci che emergono da una buia antichità di intrighi, dalle nere profondità del sapiente potere di sempre? E come potreste giustificare, senza evocare l’atavica condanna del peccato originale (o la primigenia presenza della nostra lussuria) le suggestioni di quei nudi così tiepidi, così disponibili, la cui candida e forse inconsapevole lascivia nacque assai prima dei loro corpi, venne da molto più lontano delle loro camerette di vergini o dei loro boudoirs di cortigiane? E come spieghereste, ditemi, quegli straordinari ritratti di famiglia che nella diafana inespressività dei volti apertamente vi confessano, invece, tutte le ambizioncelle e i fallimenti e le piccole turpitudini del loro intero albero genealogico, sin dalle radici? E quei passaggi densi e attoniti, quei tramonti estremi, che solo nell’attimo in cui li guardate liberano dal loro magma tellurico, il raggio vitale che il pittore era andato a cercando, e ora, colti in flagrante creazione, d’un colpo illuminano le nubi del cielo, i boschi sui monti, anche Arezzo, anche voi?."

Lilli Latino

Il vecchio paiolo con fiori bianchi

1979
olio su compensato
55x65

Acquisizione: 22 marzo 2008


"L`ispirazione mi è nata nella mia casa di campagna. Fui colpito dalla disposizione di un paiolo tenuto sospeso con una vecchia catena affumicata; pensai al passato e quante persone avevano usufruito di quell`oggetto.
Lo staccai dalla catena, lo feci ritornare splendente e con dei bellissimi fiori bianchi feci la composizione. Lo portai nel mio studio e lo posai accanto ad un ventaglio ed una tovaglia viola chiaro con belle decorazioni. Così è nato il quadro.
Questo quadro mi ha dato molti consensi. Lo stesso è stato esposto in alcune mostre ed è stato giudicato favorevolmente da critici e persone esperte del settore."

Francesco Caporali

Fonte: www.consiglio.regione.toscana.it

Opera d'arte moderna per una Chiesa cittadina


"Alla Galleria L'Incontro in Piazza San Francesco si inaugura stamani, domenica alle ore 11.00, l'esposizione di una “Pala” d'altare, che rappresenta il Sacro Cuore. L’opera eseguita da pittori concittadini: Orlando Cavallucci e Francesco Caporali è destinata alla Chiesa parrocchiale di San Gemignano.
In un elegante depliant di presentazione dell’esposizione sono riportati alcuni interessanti giudizi, di illustri personalità nel campo dell’arte, che ci piace qui di seguito riferire, nella loro integrale formulazione.
'Questo Cristo mi piace', scrive il prof. Gilberto Ceracchini, pittore di fama internazionale: 'per la sua originale semplicità, che mi fa pensare alle prime cose cristiane, piene di religiosità.'
'E’ una sintesi di arte astratta e figurativa. Come opera d’arte ha un suo significato. Rimango perplesso circa la iconografia del S. Cuore, che a mio giudizio è, in questa opera assolutamente nuova.' Questo il giudizio del Prof. Mons. Ciro Girolami."




Fonte: Giornale del Mattino12 Aprile 1959

martedì 22 dicembre 2015

Mostra a Palazzo Panciatichi

Visioni Diverse è il titolo della mostra dedicata ai fratelli Caporali che si tiene a Firenze a Palazzo Panciatichi dal 22 febbraio al 2 marzo 2008.
All’inaugurazione hanno preso la parola il Consigliere della Regione Toscana Dott.ssa Bruna Giovannini e la storica d’arte Dott.ssa Liletta Fornasari. La Dott.ssa Giovannini ha ricordato il percorso artistico dei due pittori, il contributo che essi hanno dato alla
Diffusione dell’arte contemporanea nella loro città e la loro giusta collocazione nell’ambito del palazzo della Regione Toscana che ospita, fra l’altro, opere di altri artisti aretini.
Riprendendo il discorso, la Dott.ssa Fornasari ha espresso parole di elogio per i due fratelli, così diversi nel loro linguaggio espressivo, ma entrambi decisamente determinati per la conoscenza dell’arte contemporanea in Arezzo. Ha quindi sottolineato l’importanza che ha avuto per la città l’apertura nel 1958, della Galleria d’Arte Moderna L’Incontro ad opera del fratelli Caporali, con la collaborazione dell’architetto Mercantini e del pittore catalano Abel Vallmitjana. Il luogo, divenuto punto di ritrovo degli appassionati dell’arte moderna, è stato il presupposto per la costruzione della “Galleria di Arte moderna” e del “Premio Arezzo” che hanno avuto un ruolo incisivo nella cultura aretina degli anni Cinquanta e Sessanta.
"L’aver dato spazio alle esperienze artistiche del nostro tempo", ha continuato Liletta Fornasari: "ha permesso alla città di Arezzo di assumere una posizione di avanguardia nella Toscana di quegli anni, più di altre città ed anche della stessa Firenze, talmente legata alla tradizione del passato da lasciar passare quasi inosservata l’arte del 900 ed artisti significativi di questo secolo."
Passando ad analizzare il percorso pittorico dei due fratelli, di cui ha ricordato la schietta matrice aretina, ha tenuto a sottolineare come, pur avendo alle spalle gli stesi studi e le stesse influenze artistiche, essi siano pervenuti a linguaggi completamente diversi e ad una propria autonomia espressiva.
Ancora una volta quindi, ha ricordato Firenze, la città che ospita la mostra, e in modo particolare due antenati illustri, i due fratelli Ambrogio e Piero Lorenzetti. Anch’essi lavorarono negli stessi anni, talvolta anche in collaborazione, ma il frutto della loro espressione artistica è talmente diverso, che per lungo tempo si è ignorato lo stretto legame di parentela che li univa tra gli antichi commentatori, Ghiberti ammirava Ambrogio e ignorava del tutto Pietro, Vasari non sospettò neppure che Pietro fosse fratello di Ambrogio.

Un elemento comune nei quadri di Mario e Francesco, ha continuato la Dott.ssa Fornasari: è la luce, ma già da questo punto di partenza si avverte la diversità. In Mario la luce si accompagna al colore per dare vita ad una natura solare, a paesaggi radiosi, positivi, espressioni di un animo estroverso, mentre in Francesco dalla luce prende forma la materia opaca ed indistinti appaiono paesaggi, figure, corpi, che lasciano intravedere sentimenti, stati d’animo.
La pittura di Mario, con una vera e propria esplosione di colore che caratterizza il motivo dominante dei suoi quadri, il paesaggio, è come una rivelazione di una natura felice, quella di Francesco, che predilige nature morte e nudi femminili, ha un carattere intimistico, venato di malinconia.


Fonte: responsabile coordinatore mostre Palazzo Panciatichi


Lettera del Vescovo di Verona a Francesco Caporali in seguito alla realizzazione del suo ritratto

Il vescovo di Verona in seguito alla realizzazione, del pittore Caporali, del suo ritratto, gli scrive:
"Caro signor Caporali, stimato pittore, Pace e Bene! E’ da tanto tempo che penso di scriverle, e lo faccio con tanta stima e tanto affetto ora, anche se un po’ in ritardo. Voglio assicurarle del mio ricordo per lei, ora specialmente che sono a conoscenza delle sue difficoltà di salute. Il nostro comune amico Don Renato, mi ha tenuto informato sulla sua salute, e so che non ha ancora superato tutte le difficoltà. Per la sensibilità tipica di un artista questi sono momenti in cui è facile cadere nello scoraggiamento e magari entrare in depressione.
Io voglio dirle ancora che le sono vicino e la capisco e neppure tralascio mai di raccomandarla al Signore: una sofferenza non è mai senza valore davanti a Dio!
Coraggio caro Francesco! Non si lasci abbattere e cerchi di lavorare alla pittura: sarà per lei un aiuto psicologico e fisico. La ringrazio tanto del bel lavoro che ha fatto per me, che certo non lo merito.
La benedico di cuore e spero di avere ancora sue notizie.
Con stima e affetto" 

P. Flavio R.Carraro Vescovo di Arezzo

Verona 24 Febbraio 2000

Commento critico di Lorenzo Grazzini


Per quanto concerne il lavoro del pittore Francesco Caporali, Lorenzo Grazzini su La Nazione spiega:

"Il valore della poesia di Francesco Caporali ha fondamento nella luce. Una luce leggera, che attutisce le forme e toglie agli oggetti l’asprezza della realtà. Gli oggetti appaiono indistinti, come emersi dalla memoria. Ma proprio perciò rappresentano uno stato d’animo, e diventa poesia."

Fonte: La Nazione

Attilio Droandi per Cecco

Il critico d'arte Attilio Droandi, parlando di Francesco Caporali, racconta: "Con gioia profonda mi rendo conto della coerenza con la quale egli ha perseguito, fino ad oggi, il suo ideale pittorico, pur attraverso le molte tappe e stagioni. Conoscendo l’uomo, ed amandolo, ciò non suscita stupore perché è frutto di uno stile di vita in cui la semplicità, la mitezza, il disinteresse, e contemporaneamente la certezza, la tenacia, lo studio, il sapere, la passione, sono figli della verità: una verità conosciuta come non molteplice, non aggiornabile, non aggirabile, sia nel vivere come nel dipingere.
Francesco non grida la sua verità, non la proclama, non ne trae bandi o religioni: semplicemente, e coerentemente, la vive nella più alta delle maniere, in silenzio operoso, senza mai rinnegare il passato, senza disprezzare il presente, senza attendersi, dal futuro, miracoli;meraviglioso senso storico, questo, che tutto gli rende caro e significante nelle acque del  grande fiume che corre al suo destino con leggi naturali ed eterne.
Il  colore è per Francesco una materia perenne di cui l’aria pullula: la luce lo accompagna, lo suscita, lo fa vivere della sostanza e per la sostanza: uomini, cose, paesi da esso traggono esistenza e consistenza oltre che significati, i più vari. Ci sono cose che contano ogni giorno, situazioni emblematiche, stati esistenziali che l’umanità trasporta nel suo seno: di essi Francesco si nutre e di essi ci dà interpretazione fedele, con senso di virile accettazione e di appassionata comprensione."

Attilio Droandi

lunedì 21 dicembre 2015

Ringraziamento




Miria Vezzosi e Paola Caporali ringraziano Giuseppe Strillozzi: scultore e pittore stimato come artista e come amico di Francesco Caporali. Giuseppe condivideva con Francesco lo studio da diversi anni, è stato un vero amico, sempre presente in qualsiasi circostanza. Occupandosi, anche dopo la morte di Francesco, di allestire la mostra al Palazzo della Provincia di Arezzo. Lo ringraziano per essere stato vicino al pittore e alla sua famiglia in tutte le circostanze.